Da San Rocco di Premia all'alpe Corte Rossa attraverso il Passo del Groppo.
Era almeno dall’estate scorsa che fantasticavamo di visitare quella porzione di montagna a cavallo tra Antigorio e Formazza e le sue poco accessibili valli: Cravariola, Isorno e alta Onsernone.
Zero strade, se si esclude la carrareccia ad uso agro silvo pastorale che arriva ad Agarina, zero insediamenti umani, solo una manciata di baite e qualche bivacco che sembrano briciole su di una gigantesca tavola verde di praterie.
Il dislivello è tanto, non perchè i passi da scavalcare siano particolarmente alti, piuttosto perchè si parte a camminare da quote inferiori ai 1000 metri. Il nostro intento è quello di seguire il sentiero pressochè in disuso (fatta eccezione per qualche cacciatore) che in 1700 metri arriva al Passo del Groppo.
E così una mattina di metà agosto partiamo da San Rocco, una delle tante frazioni di Premia che è diventata ormai la nostra seconda casa. Per chi non ci è mai stato deve sapere che qui, entrambi i versanti si presentano come pareti verticali modellate da un antico ghiacciaio, costituite dal duro serizzo Antigorio, una pietra metamorfica utilizzata per costruire in tutta la valle. Insomma non sembrano predisposti per essere scavalcati.
Ma i montanari battono in tenacia anche le pietre e in tempi remoti hanno tracciato un sentiero che sale verticale proprio al termine del paese. Muoviamo i primi passi, è tardi e siamo carichi all’inverosimile: sacchi a pelo, materassini, viveri in scatola e liofilizzati, fornelletto, kit di primo soccorso, borraccia con filtro per l’acqua non potabile e infine anche un mini pannello solare per alimentare la macchina fotografica.
Passiamo attraverso il bosco, su una mulattiera che si fa via via sentiero spesso infestato dalle felci e dalla Solidago. Spesso io (Erica) cerco di indovinare a che altezza siamo guardando che tipo di piante crescono intorno, e devo ammettere che questa pianta si adatta bene anche ad altitudini diverse, perché ce la ritroveremo ancora per qualche centinaio di metri a salire.
La scarsità di alpeggi su questo versante dimostra la sua asprezza verticale, gli strati di serizzo concedono piccoli pianori circa ogni trecento metri: prima i Bochi, poi Busin di Sotto e quindi Busin di Sopra: sono le uniche testimonianze di antichi punti di appoggio per i pastori locali.
Man mano che si guadagna quota la Valle Antigorio si rivela nella sua conformazione glaciale, più ampia verso Premia, più stretta tra San Rocco e Passo. Riusciamo a vedere le terme, la centrale idroelettrica più a sud, mentre sul versante opposto riconosciamo gli insediamenti Walser di Salecchio.
Ad ora di pranzo siamo a Busin di Sopra, fiatiamo un po’ prima di affrontare il tratto di salita che ci separa dall’alpe Groppo, che segna il limitare del bosco. Percepiamo che non sarà una passeggiata guardando la cartina e le curve di livello che si fanno fitte fitte nei pressi del rio Usella. Dopo mezz’ora dalla carta siamo passati alla realtà dei fatti: il sentiero è un nastro sottile che scivola sull’erba bagnata, c’è un umidità che sembra di essere nel sud-est asiatico. Una famiglia di camosci si sorprende della nostra presenza e inizia a disperdersi con un po' di ritardo rispetto al nostro passaggio. Procediamo molto attentamente, la concentrazione è massima in questo tratto, la tensione va a braccetto con la stanchezza.
Giunti all’alpe Groppo, tiriamo un sospiro di sollievo, davanti a noi erba, pietraia e solo 500 metri fino al Passo del Groppo.
Scattiamo foto a profusione perché il Groppo è proprio un bel posto, un vero nido d’aquila che si protende verso la valle quasi come fosse un trampolino di lancio.
Le gambe sono tornate agili e zigzaghiamo abbastanza speditamente tra le pietre di svariate volumetrie colorate qua e la da qualche arbusto.
Ad un certo punto ci sembra di scorgere il passo, in realtà non lo vediamo ancora, ma sappiamo che è li! A noi i passi emozionano sempre, anche molto più delle vette. Perché come dice Luigi Zanzi:
”Il passo è lo snodo cruciale dell’idea di traversata, fulcro della scoperta che il mondo montano si divide in molti mondi”.
E ha ragione il buon Luigi che passò la sua vita a scrivere la storia delle Alpi. Il Groppo è una porta tra due mondi: da un lato la dura, severa Antigorio; dall’altro un anfiteatro di pascoli d’alta quota, dal profilo morbido e dolce. Non a caso per secoli gli svizzeri di Cimalmotto se la contesero con gli ossolani, fino a quando un console americano la diede vinta ai secondi.
Oggi è deserta, si sentono solo i campanacci di uno sparuto gruppo di bovine che pascolano 200 metri più a valle. Anche la segnaletica è assente, ma per fortuna la conformazione del versante permette di andare in qualsiasi direzione senza rischi particolari. Incontriamo il gruppetto di mucche, che qui vengono lasciate allo stato brado, e proseguiamo a vista verso l’Alpe Venanzio, posizionata su uno dei costoni che si dipartono dal Pizzo dei Croselli.
Superata la casera di Corte Lama spunta cento metri più in basso una struttura con una bandiera italiana, è Corte Rossa, il nostro bivacco! Il sentiero vorrebbe farci proseguire ancora per più di un chilometro, per poi scendere e tornare indietro, ma senza indugi decidiamo di tagliare dritto verso l’alpe.
Il bivacco è una piacevole sorpresa: posto su un pianoro esposto a sud è stato da poco ristrutturato dall’Associazione culturale Sentieri degli Spalloni.
L’ambiente è curato e molto accogliente, con tutto il necessario a disposizione. Al di là della porta un altro gruppo di mucche è adagiato mollemente sul prato. Ci faranno compagnia per tutta la notte, osservandoci tutte le volte che mettiamo piede fuori dal bivacco, a volte impaurite a volte incuriosite.
Stanchi ma felici, prepariamo la nostra cena, rigorosamente a lume di candela.
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